Come avvengono le bonifiche ambientali?
Effettuare una corretta indagine del suolo, e nello specifico anche del sottosuolo, è un passo importante per poter avviare un intervento di bonifica. Questa attività è importante e va fatta periodicamente per ridurre, in primo luogo, rischi che mettano a repentaglio la salute dell’essere umano. In secondo luogo possono anche permettere di dimezzare quei costi extra che sono dovuti a eventuali imprevisti. Si tratta semplicemente di ottimizzare non solo i tempi d’intervento, ma soprattutto di eliminare e prevenire eventuali pericoli.
Quando ci si trova di fronte a terreni contaminati, a serbatoi da bonificare, o a corsi d’acqua e impianti industriali che sono rispettivamente inquinati e dismessi, tutto ciò che può essere fatto è richiedere una bonifica dell’area in questione. Per farlo però bisogna affidarsi agli esperti del settore, così da affidarsi a un personale specializzato che possa scegliere le migliori scelte, senza compromettere l’ambiente circostante o la salute emana.
Bonificare un terreno inquinato
Quando il protagonista della bonifica è un terreno, si opera andando a isolare l’area contaminata: viene sottoposta a sopralluoghi, sfruttando l’aiuto di trivellazioni per poter lavorare su diverse profondità. Da qui si possono prelevare i campioni utili per analizzare la condizione e lo stato di salute del terreno. E’ un passaggio importante per individuare le sostanze inquinanti e soprattutto per stabilire quale sia il piano di risanamento da attuare.
Chiaramente ogni situazione che si prende in esame fa storia a se. Di solito si va a ripulire il terreno con un attento lavaggio o eventualmente con trattamenti chimici e meccanici. Se non è possibile riuscire a compiere determinate operazioni sul luogo, il materiale dovrà essere trasportato fino allo stabilimento, dove verrà smaltito. Tale aspetto però deve garantire massima sicurezza.
Zone industriali dismesse e bonifiche dei fiumi
Nel caso di un’area industriale dismessa gli esperti procedono attraverso una mappatura del sito così da valutare i rischi prima di procedere con la demolizione. Il terreno dove sorgevano gli impianti è trattato e riposizionato così di rimuovere scarti, scorie e ogni presenza di liquami. A quel punto ci si concentra sul processo di smaltimento. E’ invece più delicata la bonifica dell’acqua nel caso di laghi o fiumi. E’ importante evitare che la contaminazione possa arrivare a creare danni irreparabili all’ecosistema, raggiungendo per esempio il mare o le falde acquifere. Vengono così applicate delle barriere meccaniche nell’area inquinata, procedendo poi alla rimozione per aspirazione dei liquami.
Bisogna notare che per poter intervenire, in ognuna di queste tipologie di bonifica sarà utile poter contare su una corretta indagine preliminare che dà vita a un’analisi precisa. Da qui si opera con un piano, una progettazione di tutte le attività da realizzare.
Analisi di rischio e chiusura della bonifica
L’analisi di rischio di tipo sanitario-ambientale è lo strumento più avanzato che venga applicato per supportare le decisioni legate alla gestione dei luoghi contaminati. E’ opportuno quindi avere ben chiaro quale sia la sorgente di contaminazione, i percorsi di movimento degli agenti inquinanti e il livello di infestazione del posto o della zona intorno allo stesso.
Solo dopo questi dettagli si potrà eseguire la fase finale della bonifica, intervenendo direttamente. Dopo i test si stabilisce quale sia la strada corretta da percorrere, con un idoneo procedimento personalizzato in base al caso preso in esame. Vengono allora definiti i tempi, le modalità e i costi dell’operazione. Bisogna sempre considerare che un intervento di bonifica può anche durare fino a 2 – 3 anni, e sarà dichiarato concluso solo quando rispecchierà tutti i parametri che sono stabiliti secondo la legge. L’intera pulizia è da considerarsi poi terminata con la certificazione della bonifica avvenuta, che è poi inoltrata anche agli enti preposti.